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01/11/2013

 Casola 2013 - "dai passi al laser"
Località: Casola Valsenio (RA)

Il Gruppo Grotte Nuorese e la società di ingegneria EDILO saranno presenti ad “Underground” l’incontro internazionale di speleologia che si terrà a Casola Valsenio (RA) dal 30 ottobre al 3 novembre. Verranno mostrati i primi risultati del rilievo tridimensionale della grotta di Su Bentu realizzato nel mese di agosto. Potete consultare il sito web relativo all'Incontro Internazionale di speleologia: http://www.speleopolis.org/it/.
 
"Dai Passi al Laser" di Giovanni Maria Tanda
Immaginate un gruppo di impavidi astronauti che dopo un lungo viaggio interplanetario, destati dal sonno criogenico, si apprestano a visitare un pianeta sperduto nello spazio. Una roccia inospitale che potrebbe serbare le tracce degli ipotetici creatori alieni della specie umana. Immaginate quel gruppo di esploratori che con le loro tute, i caschi e lampade potentissime affrontano un ambiente ostile e pericoloso. Roccia ovunque e una strana e minacciosa collina con i tratti di un inequivocabile intervento intelligente. Una specie di piramide scura che pare fatta più per tenere alla larga sgraditi ospiti che per invitarli a procedere nella sua scoperta tanto è lugubre e paurosa. Ma è così forte l’aspettativa della scoperta e l’emozione della ricerca che gli esploratori non hanno alcun tentennamento nel infilarsi in un pertugio e addentrarsi negli ignoti meandri di quel corpo ottenebrato. E han percorso un piccolo tratto di terreno accidentato quando uno di essi estrae dalla sua sporta spaziale due oggetti che descriveresti come cubi di Kubrick, ma sferici. Due sferette che attivate si librano magicamente a mezz’aria e, illuminatesi, cominciano a procedere automaticamente lungo i cunicoli di quel complesso pseudo ipogeo proiettando un alone luminescente rosso tutt’intorno alla loro traiettoria. Immaginate ora un rapido cambio di scena: siamo nella sala operativa dell’astronave ove gli astronauti rimasti a bordo osservano avvezzi un ologramma luminoso, un immagine virtuale tridimensionale che pian piano si compone man mano che le sferette procedono nella loro esplorazione del misterioso leviatano. Di lì a poco il suo sviluppo, fatto di gallerie, pozzi e sale grandissime si materializza fornendo agli esploratori, quasi in tempo reale, una preziosa mappa tridimensionale che li guiderà nel loro cammino.
Questo significativo frammento cinematografico è tratto dal film Prometheus, l’ultimo lavoro di James Cameron. Un film di fantascienza che, nell’intento del regista, vuol essere il prequel di tutta la serie di pellicole che hanno avuto come protagonista il mostro sanguinario scaturito dalla mente visionaria del grande artista svizzero Giger…vale a dire: Alien.
E come tutti i film di fantascienza degni di questo nome preconizzano, o almeno provano a farlo, il futuro. Grazie infatti alla consulenza di scienziati di chiara fama cercano di descrivere lo sviluppo della tecnologia nel futuro venturo e di preconfigurare i modelli operativi dell’agire umano del tempo a venire.
Ecco allora le sferette che proiettando un raggio laser tutt’intorno e registrandone il ritorno riescono a fare un rilievo accuratissimo dell’ambiente oggetto di esplorazione e studio e lo restituiscono sotto forma di rappresentazione virtuale in tre dimensioni rendendone l’immediata fruibilità per ognuno, ovunque e comunque.
A ben pensare la spedizione Su Bentu 3D, escluse le ovvie differenze, ha tutte le fattezze dell’esplorazione così sapientemente descritta nel film di Cameron al punto che potrebbe, senza tema di smentita, esser considerata un ante signum, un precursore di un nuovo tipo di esplorazione degli ambienti ipogei e non solo.
Un tempo le grotte si misuravano con i passi oggi invece si possono misurare con un emettitore di luce monocromatica e coerente, un laser insomma (light amplification by stimulated emission of radiation) con una precisione impareggiabile.
La precisione appunto.
Ho sentito profani della speleologia, ma anche insospettabili irriducibili esploratori delle cavità carsiche porre questa domanda: a che serve nel rilievo della grotta tutta questa precisione? A che serve avere la possibilità di misurare le gallerie, i pozzi e le sale con la precisione del millimetro?
Voglio provare a dare in maniera semplice e sintetica la risposta a questa domanda.
Sul progresso tecnologico
Non si può fermare il progresso tecnologico e le comodità e le storture che da esso derivano. Chi da questo momento in poi sarebbe disposto incondizionatamente a rinunciare al cellulare, o ad aver l’uso dell’energia elettrica in casa pur sapendo che magari è necessario invadere una Polonia mediorientale per mantenere tale privilegio? Chi si pone problemi nell’usare le auto a ciclo termico pur sapendo che hanno un rendimento che a malapena raggiunge il 30 % dell’energia chimica impiegata e che inquinano il pianeta in maniera irrimediabile?
Per fare un rilievo topografico prima occorrevano almeno due persone ora una sola può operare con relativa facilità e verrà il tempo in cui le macchine, opportunamente configurate, potranno operare in completa autonomia e solitudine. Un po’ come rappresentato nel film Prometheus. Un robot farà le veci dell’esploratore così come ora, nelle catene di montaggio, fa le veci del saldatore o del verniciatore. E che lo si voglia o no non ci sarà luddismo speleologico capace di arrestare il progresso, con buona pace di tutti quegli irriducibili che pervicacemente tenteranno di ostacolarne l’avanzata inesorabile. Magari quegli stessi speleologi che troppo velocemente han dimenticato quanto dura era la progressione in grotta con le scalette e che ancora non hanno raggiunto la consapevolezza di quanto sia diventata “comoda” la progressione con le corde.
Quando Lorentz introdusse le sue trasformate tutta la comunità scientifica le accolse con una certa curiosità mista a commiserazione, dato che parean più un artificio ludico che una scoperta gravida di sviluppi interessanti. E così restarono fino a quando un oscuro impiegato dell’Ufficio brevetti di Berna, sconosciuto all’aristocratica comunità scientifica del tempo che, in preda a un parossistico momento creativo, si era chiesto: come ci apparirebbe il mondo se viaggiassimo alla velocità della luce? E da quel momento quelle equazioni diventarono il fondamento della teoria della relatività ristretta. Quell’impiegato si chiamava Albert Einstein.
Le prime macchine a vapore servivano per svuotare le miniere che regolarmente si riempivano d’acqua, ma ebbero ben più grande successo nel favorire il trasporto di cose e persone tramite treni e automobili.
Il maser (microwave Amplification by stimulated emission of radiation) prima e il laser poi, in origine parevano più che altro una divertente e scenografica applicazione dell’effetto fotoelettrico scoperto da Einstein e si dovette attendere gli anni 60 per capire, a opera di Townes e grazie allo sviluppo tecnologico, che poteva essere impiegato nei più disparati campi della civiltà umana.
Anche per misurare le grotte con grande precisione.
Sulla percezione della speleologia
Vero è che la maggior parte degli speleologi da sfogo alla propria passione nel tempo libero e che perciò ha altra attività che consente loro di campare: primum vivere deinde philosophare del resto non sono le gambe che portano la pancia, ma è la pancia che porta le gambe. Tale condizione porta la moltitudine delle persone che in maniera superficiale rivolgono la loro attenzione al variegato mondo speleologico, a sminuirne l’importanza, il rigore scientifico e lo scrupolosissimo approccio tecnico di tutti i suoi accoliti.
Che differenza vuoi che faccia se quel matto che per hobby si ficca in un buco, si cala con una fune in un pozzo profondo, stretto e buio o che si lorda di argilla sino a rendersi irriconoscibile, misuri quei luoghi dimenticati da Dio e dagli uomini usando i passi oppure il laser? Tanto quelle misure non servono a niente se non a soddisfare la smania di protagonismo, l’attesa di rivalsa di persone che siccome han difficoltà a stare con gli altri si infilano nei meandri della terra…
Questi sono alcuni dei pensieri che baluginano nel cervello della maggioranza degli osservatori esterni.
Niente di più sbagliato naturalmente.
La speleologia è un’attività dotata di tutti i crismi della scienza e della perfetta efficienza del corpo: mens sana in corpore sano.
Perciò la speleologia si merita che in essa confluiscano i migliori ritrovati della tecnologia…laser compreso.
Sugli sviluppi del rilievo tridimensionale
Il Comune di Padova ha recentemente introdotto un protocollo operativo nel campo della ristrutturazione degli edifici rendendo obbligatorio l’uso della scansione tridimensionale. E lo ha fatto soprattutto perché tale procedura permette di saltare due passaggi che, nel vecchio modo di compiere i rilievi, potevano portare, consciamente o no, ad alterare le misure: il rilievo manuale e la successiva rappresentazione. Lo scanner 3D ora supera le citate operazioni restituendo una fedelissima e precisa ricostruzione degli edifici. Una ricostruzione che potremo definire oggettiva in un processo che, in maniera ineludibile, tende a escludere la manualità ritenuta inaffidabile e imprecisa, a favore dell’automazione. Le macchine che prendono il posto dell’uomo.
Sono pronto a scommettere che prima o poi anche il Catasto delle grotte imporrà questa procedura soprattutto per l’innegabile vantaggio della fedeltà della restituzione grafica rispetto alla realtà e del raccordo con la mappatura della soprasuolo. Avere un rilievo accurato dello sviluppo di una grotta e un preciso raccordo con l’andamento planimetrico del terreno esterno significa poter, ad esempio, pianificare con buon grado di attendibilità lo sfruttamento dei bacini imbriferi carsici. L’acqua è una ricchezza inestimabile e sempre più lo sarà… perché non sfruttarla. Ma per farlo in maniera proficua devo avere un livello di conoscenza del sottosuolo elevato: il rilievo col laser può essere utilissimo per raggiungere tale scopo.
Sulla velocità e sulla precisione
Il rilievo tridimensionale è veloce e preciso tanto che, con la tecnologia attualmente disponibile, consente di abbreviare notevolmente i tempi misurazione e di eliminare alcuni passaggi che portano seco la possibilità di commettere errori sistematici e accidentali.
Sulla fruibilità della grotta
Mia mamma non sa dei pericoli a cui vado incontro ogni volta che mi infilo nell’oscurità di calcare e benché le abbia raccontato qualcosa, son certo non può neanche immaginare. E ciò è un bene. Male è che non possa bearsi dello spettacolo che la grotta serba nel suo seno, segreto e misterioso, così come capita a me ognuna di quelle volte.
Mi piacerebbe, allontanando da me qualsiasi tentazione di velleitaria gelosia ed egoistico senso del possesso, che lei e tutte le altre persone che non possono recarsi fisicamente in una grotta possano almeno farlo virtualmente. La scansione tridimensionale rende fattibile tale auspicabile prospettiva volta a regalare agli altri l’opportunità di colmare il proprio cuore della meraviglia della scoperta e della gioia della condivisione.
Inoltre la restituzione si presta a realizzare percorsi virtuali su piattaforme multimediali che oggi hanno la loro naturale collocazione nella rete. Il sito del Gruppo, ad esempio incarna le anzidette prerogative in maniera formidabile perché rende fruibile, a livello planetario e a tutti gli utenti, la condivisione delle informazioni e delle emozioni.
Sui costi e sulla praticità 
Benché mi sforzi per trovare difetti all’uso della scansione tridimensionale per il rilievo delle grotte, non riesco a dire altro se non che, allo stato attuale, gli strumenti necessari sono piuttosto costosi e un po’ ingombranti. Tuttavia però son certo che, come tutti i ritrovati tecnologici che, passo dopo passo, divengono di uso comune anche lo scanner 3D manifesterà due salde tendenze: la riduzione di prezzo e di dimensioni. Si pensi ai primi cellulari e a quelli attualmente in commercio… si pensi ai primi computatori con le valvole termoioniche e gli attuali con microprocessori… et coetera et coetera.
È assai probabile che da qui a qualche anno uno strumento scanner 3D diverrà più piccolo e quindi leggero e costerà meno, tanto da consentire a molti più speleologici di impiegarlo. Sarà più veloce e preciso è certamente non produrrà più il fastidioso buco nero nella restituzione grafica dovuto alla presenza del cavalletto che sostiene lo strumento ottico. Funzionerà sempre più insomma… come le palle di Prometheus! (:D) (Uah..uah le palle di Prometheus!)
In definitiva l’opera tracciata dal Gruppo è certamente foriera di sviluppi positivi ove i pregi saranno nettamente superiori ai difetti.
Giovanni Maria Tanda carpentiere specializzato

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